OLTRE SEICENTO ANNI DI TRADIZIONE
IL FORMAGGIO DI FOSSA AL TEMPO DEI MALATESTA
A partire dal 1350 la Signoria dei Malatesta istituì la Compagnia dell’Abbondanza dentro la cinta muraria, nei castrum e nelle tumbae, case coloniche sparse sul territorio, erano quindi i contadini soglianesi che riempivano le fosse con formaggio di loro produzione, che poi consumavano con le loro famiglie durante tutto l’anno; dai manoscritti emerge che le Fosse erano usate per custodire, celare, preservare cereali, generi alimentari di varia natura e per stagionare il formaggio, in caso di assedio, epidemia, carestia nonché per sottrarlo alle durissime clausole dei contratti che regolavano le colonie.
Si pensa che all’origine il formaggio sia stato nascosto dai contadini, nelle Fosse di tufo granarie, per evitare che gli fosse predato dalle truppe di passaggio, in quanto in quei tempi il territorio Soglianese era luogo frequente di gurre e battaglie; con grande sorpresa, al ritiro degli eserciti nemici dopo circa tre mesi, gli abitanti del borgo di Sogliano scoprirono, alla riapertura delle Fosse, che il formaggio aveva cambiato le proprie caratteristiche organolettiche, acquistando un ottimo sapore; si pensa che questa trasformazione del formaggio sia piaciuta ai Soglianesi, tanto da farla ripetere anche in seguito, diventando così una rinomata tradizione tramandata fino ai giorni nostri.
Il formaggio anticamente veniva chiuso nelle Fosse verso la fine di agosto, per essere “riscoperto” il 25 novembre, giorno di Santa Caterina.
Nel corso dei secoli l’usanza si è mantenuta costante e leale, secondo le regole stabilite dai codici malatestiani.
LE FOSSE ALLE ORIGINI
Si pensa che le Fosse di Sogliano originariamente fossero nate, in periodi più antichi, con funzione di granai, anche se non ne conosciamo esattamente l’origine sappiamo che avevano lo scopo di conservare il cibo, infatti i popoli antichi dovevano escogitare un sistema di mantenimento che consentisse loro la preservazione del grano per tutto l'inverno, dato che le scorte alimentari erano più abbondanti nel periodo estivo e potevano essere accumulate, mentre in inverno scarseggiavano a causa del clima rigido.
Se nei secoli scorsi il Formaggio di Fossa veniva infossato per necessità, oggi viene invece infossato per ragioni gastronomiche.
ATTRAVERSO LA STORIA RICERCANDO LE ORIGINI DELLE FOSSE:
Il territorio soglianese, abitato già dall'età di transizione dal bronzo al ferro, fu territorio occupato e abitato da prima dai Galli, che nel 390 a.C. invasero questi territori, e in seguito dai Romani, che respinsero tali popolazioni riconquistando il territorio Soglianese e ponendo il confine a settentrione del fiume Rubicone; la fondazione del borgo di Sogliano è infatti riconducibile al "Fundus Solliani" , fondo appartenuto alla gens romana Cornelia della famiglia Silla, tra le più influenti dell'antica Roma e discendente dal Console e dittatore della Repubblica Romana Lucio Cornelio Silla.
LA POLITICA GRANARIA DI ROMA IMPERIALE,
LA GALLIA COME MODELLO METODOLOGICO.
A riprova di questa possibile ricostruzione storica, durante il dominio dell’imperatore romano Adriano sono state individuate, sotto la villa di Tivoli (risalente al II secolo), alcune neviere tra cui una lunga galleria scavata nel tufo della Villa, la quale si pensa servisse proprio per conservare la neve. L’usanza di conservazione del ghiaccio ha origini antiche e se ne trova traccia già nella preistoria con la conservazione di neve in buche o in grotte naturali, poi nelle culture dell’antica Cina, quattromila anni A.C. con l’uso della neve per la conservazione degli alimenti; nella cultura Mesopotamica presso i Persiani e gli Assiro-Babilonesi; all'epoca di Alessandro Magno, grande condottiero macedone che durante le sue avanzate faceva scavare enormi buche nel terreno e costruire le cosiddette neviere, dove veniva pressata e conservata la neve; ancora, negli scavi archeologici dell’antica Troia dove sono state portate alla luce delle buche, che gli studiosi considerano destinate alla conservazione del ghiaccio; infine con i Romani, che amavano non solo le grandi conquiste ma anche le gioie della tavola, e che, dopo l’occupazione della Grecia, impararono il rivoluzionario metodo di utilizzare la neve ed il ghiaccio per la conservazione dei cibi e per raffreddare le bevande; metodo che si tramanderà poi con le Ghiacciaie Medievali, fino alla scoperta dei moderni sistemi di refrigerazione.
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